Jobs Act, che fine faranno i co.co.co.? La risposta (parziale) del ministro Poletti
Che fine faranno i contratti co.co.co. (collaborazioni coordinate continuative) con l’entrata in vigore del “Jobs Act”? In attesa di poter leggere il testo dei decreti attuativi che dovrebbero essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni, il comunicato stampa diramato dal governo al termine del consiglio dei ministri di venerdì 20 febbraio che ha approvato i decreti stessi lasciava qualche perplessità.
Da un lato infatti il premier Matteo Renzi ha twittato che “il Jobs act rottama cococo e cocopro”, dall’altro nel comunicato si parla di introdurre la nuova “Dis-Col”, una indennità di disoccupazione per i collaboratori co.co.co (iscritti alla Gestione separata INPS) che perdono il lavoro.
Se i co.co.co. cesseranno di esistere, che senso ha questa nuova indennità per loro? La domanda è particolarmente attuale nel mondo del giornalismo, dove questi “contrattini” sono molto utilizzati. Spesso per “coprire” con il termine “autonomo” situazioni che si avvicinano molto al lavoro subordinato vero e proprio, evitando così per le imprese i costi della garanzia dei diritti che del lavoro subordinato sarebbero logica conseguenza.
Lo abbiamo chiesto al ministro del lavoro Giuliano Poletti, in Veneto domenica 23 febbraio, il quale ci ha risposto così:
«La norma sulla Dis-Col l’abbiamo messa a copertura del 2015, se nell’arco del 2015 ci sono dei collaboratori che perdono il lavoro, sulla base di questa norma hanno una loro ‘Naspi’, il loro ammortizzatore sociale che prima non esisteva. Dal 2016 non è più prevista la Dis-Col e valuteremo se sarà necessario allungarla, perché noi con la nuova norma abbiamo stabilito che non si possono più fare nuovi contratti a progetto. Dal giorno in cui verrà approvato il decreto del Jobs Act non sarà più possibile fare contratti a progetto».
Poletti ha poi dato alcuni ragguagli sulla futura disciplina per gli attuali collaboratori o lavoratori a progetto:
«Dal 1 gennaio 2016 i contratti a progetto preesistenti che non saranno scaduti verranno assoggettati ad un vaglio: abbiamo fatto un’operazione molto importante, abbiamo rideterminato in maniera precisa che cos’è il lavoro che va considerato come subordinato, e quindi alle collaborazioni che eventualmente si configurassero come lavoro subordinato verranno applicate le regole del lavoro subordinato, a tempo indeterminato con tutele crescenti. Questi nuovi criteri sono già scritti nel decreto. Un volta pubblicato il testo del decreto diventeranno regola, e serviranno anche per definire se una partita Iva è effettivamente una partita Iva o no. Abbiamo abrogato la “presunzione” contenuta nella legge Fornero perché non ci serve più: nel momento in cui abbiamo stabilito in maniera precisa che cos’è il lavoro subordinato, tutto quello che ha questa natura è subordinato, partita Iva, cococo o quello che è, è tutto subordinato. Noi siamo convinti che produca una grande chiarezza».
Il diavolo sta nei dettagli… attendiamo i decreti attuativi.