Co.co.co.: il Jobs Act lascia tutto come prima per le professioni ordinistiche, giornalisti compresi
Ci eravamo occupati il 23 febbraio del destino delle collaborazioni coordinate continuative (i contratti co.co.co.) dopo l’approvazione del “Jobs Act”, la riforma del lavoro varata dal governo Renzi. Il ministro del lavoro Poletti ci aveva prospettato la cancellazione della tipologia contrattuale in favore di contratti di lavoro indeterminato. E invece, pare ormai certo, le cose non stanno affatto così, perché per le categorie professionali regolate da Ordini professionali, fra le quali quella dei giornalisti, i co.co.co. non spariranno affatto. Riportiamo qui sotto le dichiarazioni rilasciate all’Ansa dal segretario generale della FNSI Raffaele Lorusso l’8 marzo 2015.
“Il Jobs Act a noi giornalisti porta tutti gli elementi di flessibilità, però non ci porta nulla in termini di novità. Nel senso che per noi, come per le altre categorie professionali che hanno una organizzazione ordinistica regolata da albi, restano i co.co.co. quindi l’obiettivo del Jobs Act, ovvero quello di eliminare quel tipo di lavoratori precari, non sarà raggiunto”. A dichiararlo è il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, a margine degli Stati generali dell’editoria in Abruzzo. E’ un provvedimento che “quindi ci lascia fuori, ci introduce invece il problema del demansionamento, che vedremo come affrontare, però non ci risolve il problema dei co.co.co., che oggi sono la stragrande maggioranza dei precari, perché i co.co.co. per la professione giornalistica, come per tutte le altre professioni regolate da albi, restano”.
“Il Jobs Sct – sostiene Lorusso – rischia di accentuare la situazione di apartheid lavorativo che già esiste in Italia: non mi trova molto d’accordo il fatto che si sia voluto monetizzare tutto, anche i licenziamenti discriminatori. Si è data agli imprenditori la libertà assoluta di licenziare, monetizzando il licenziamento e soprattutto rischia di avere degli effetti devastanti all’interno della professione giornalistica la norma sul demansionamento: è una norma collegata agli stati di crisi aziendale. Il problema è che, soprattutto in questa fase, in crisi ci sono tutti; sull’argomento andrà fatta una riflessione e andrà sicuramente ricondotto il tutto al confronto con gli editori”.
Fonte: Ansa