Chi Siamo

Chiamateci collaboratori, chiamateci precari, chiamateci freelance: siamo quelli che tutti i giorni trovano, costruiscono, scrivono, fotografano, raccontano le notizie del Veneto, sulle pagine dei giornali come sugli schermi televisivi o su Internet o radio.

Siamo orgogliosi del nostro lavoro, nonostante la sua dignità sia quotidianamente calpestata da paghe da fame, contratti fantasma e dall’assenza pressoché totale di tutele e diritti. Ufficialmente non esistiamo: nessuna sede di contrattazione prevede la presenza di una nostra rappresentanza, anche se, di fatto, senza di noi nessun organo di informazione potrebbe funzionare, neanche per un giorno.

Ci siamo riuniti in un coordinamento, in collaborazione con il Sindacato e con l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, per costruire insieme una rappresentanza in grado di dare al nostro lavoro la dignità che merita. La prima assemblea del 4 maggio 2009 a Padova, che ha visto riuniti per la prima volta 150 freelance veneti, è stata un punto di partenza. Ci siamo visti, abbiamo discusso e ragionato insieme, abbiamo formato un gruppo di lavoro provvisorio incaricato di strutturare la nostra organizzazione nei prossimi mesi. Ora Re:fusi, il coordinamento dei giornalisti freelance del Veneto, chiede a tutti i colleghi sparsi in giro per la regione di aderire ad alcune proposte, secondo i principi di rappresentanza, mutualismo e solidarietà.

  • Fare chiarezza sulla giungla contrattuale in cui viviamo. Serve un censimento di tutti i contratti giornalistici e i rapporti di lavoro autonomo vari ed eventuali utilizzati in regione, per arrivare alla costruzione di un contratto-tipo di collaborazione, in grado di tener conto delle esigenze di tutti i tipi di lavoro freelance.
  • Rendere leggibili e trasparenti le distinte di pagamento. È indegno di un paese civile che un lavoratore, autonomo o meno, non sia messo in condizione di sapere con esattezza quanto vengono retribuite le sue prestazioni lavorative. Ci vuole un tariffario chiaro e leggibile per tutti.
  • Non avendo accesso alle redazioni, ci troviamo a lavorare in imbarazzanti condizioni di nomadismo, isolati e a nostre spese. Chiediamo sale stampa attrezzate nei capoluoghi e rimborsi delle spese di trasporto e telefono in provincia.
  • Nel frattempo, intendiamo raccogliere più adesioni possibili per stipulare una convenzione collettiva con una compagnia telefonica, in grado di limitare le spese.
  • Allo stesso modo, vogliamo tutelare il nostro lavoro quotidiano con un’assicurazione collettiva che copra i rischi del mestiere.

Questi obiettivi non cadranno dal cielo. Il mutualismo ha bisogno di un’organizzazione diffusa e radicata, e le nostre rivendicazioni non saranno ascoltate senza una mobilitazione in grado di comunicare all’interno e all’esterno delle redazioni le nostre proposte e le nostre ragioni. E dev’essere chiaro a tutti che la nostra unica possibilità di successo passa per la costruzione di una solidarietà reale tra di noi, mettendo da parte ogni miope spirito di competizione.


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