#nessunoescluso, intervento di Massimo Zennaro al forum di Articolo 21 ad Assisi
INTERVENTO DI MASSIMO ZENNARO, SEGRETARIO DEL SINDACATO DEI GIORNALISTI DEL VENETO, 13-14-15 dicembre 2013 - ASSISI
Il forum “Nessuno escluso. Illuminare le periferie: informarsi, informare” è stato organizzato dall’associazione “Articolo 21 liberi di…”
Il Sindacato dei giornalisti italiani si qualificherà come reale rappresentante di tutti i giornalismi, solo se riuscirà ad attraversare “la rivoluzione industriale del settore editoriale” che stiamo vivendo, difendendo inscindibilmente e con uguale determinazione i valori fondanti della professione, l’autonomia e l’art.21 della Costituzione, e il sistema del welfare di categoria. Due cose che dobbiamo difendere assieme e con la stessa forza per riuscire a progettare il futuro del giornalismo.
E per questo penso che oggi ogni nostro atto debba misurarsi in termini generali di sistema. Perché ogni nostro atto ha effetti immediati sull’intero sistema.
Non si può pensare di “tenere” in termini di libertà d’informare, se non ci impegniamo allo stesso modo sul terreno contrattuale. In questo momento, il rinnovo del contratto nazionale è un’esigenza urgente e vitale per tutti noi, per garantire la dignità di tutto il lavoro giornalistico, in qualsiasi sua declinazione di lavoro subordinato, parasubordinato e freelance. Un rinnovo contrattuale che deve, per prima cosa, portare all’allargamento della base retributiva e contributiva con l’obiettivo di dare sicurezza e autonomia a tutti i nostri enti.
Le due cose sono strettamente legate, si tengono, la costituzione, una legge sul conflitto di interesse, l’intera cornice normativa non può reggere se la nostra diventa una categoria strutturalmente debole che non può e non è più in grado di difendere la propria autonomia e la libertà d’informare.
E d’altra parte non possiamo progettare alcun futuro se non coniugando e tenendo in stretta correlazione “art 21, dignità del lavoro e protezione sociale” tanto più in una società inesorabilmente proiettata verso un impoverimento sostanziale, anche nel settore dei media.
Questa premessa mi serve per provare a ragionare sul futuro in termini di cosa fatte e cose da fare, forza e limiti delle nostre esperienze, a partire dal territorio per poi arrivare alla “casa madre” la Federazione nazionale della Stampa.
Ovviamente mi è quindi più facile iniziare dalla mia recente ma intensa pratica sul campo, da circa un anno da quando sono alla guida del Sindacato Veneto. Una guida nel segno della continuità con le ricche esperienze dei gruppi dirigenti che mi hanno preceduto e che in parte mi accompagnano ora nel difficile compito di difendere il presente pensando e progettando, per quanto possiamo, il futuro.
Come premessa necessaria a questo lavoro c’è stato un impegnativo dibattito sulla rappresentanza del lavoro autonomo che ci ha portato subito ad agevolare l’ingresso nel gruppo dirigente – la giunta esecutiva - di colleghe e colleghi autonomi, che oggi sono a tutti gli effetti rappresentati al vertice e contribuiscono all’elaborazione del programma che è unico, senza separazione tra lavoro subordinato e lavoro autonomo.
In questo anno di lavoro abbiamo agito contemporaneamente su più fronti:
1. Una legge di sistema regionale
2. accordi aziendali sul lavoro autonomo
3. gestione della crisi in varie aziende
4. organizzazione dei servizi del sindacato guardando anche al prossimo futuro con l’inserimento anche delle professioni nell’action plan europeo destinato alla piccola impresa
5. crescita professionale della struttura tecnica del sindacato
6. Un accordo stretto con l’Ordine per iniziative a difesa della libertà d’informazione e dell’art 21 della Costituzione.
Una delle prime cose che abbiamo fatto è stato aprire un confronto serrato con la Regione Veneto su una legge di sistema. Lo abbiamo fatto attingendo al bel lavoro fatto dai colleghi della Toscana e inserendo tra le nostre proposte anche elementi della legge 233 del 2012 sull’equo compenso in vigore dall’inizio 2013 ma ancora non applicata.
Oltre ad altri elementi di fiscalità di vantaggio per la stabilizzazione dei precari, abbiamo fatto inserire anche richiami alla legge ordinistica per la trasparenza e il rapporto tra pubblicità e informazione, e interventi a favore dei settori più colpiti dalla crisi, l’emittenza privata locale in primo luogo.
Alcuni mesi di lavoro hanno prodotto una positiva proposta di legge, presentata da tutto l’ufficio di presidenza del consiglio regionale, che abbiamo presentato in un convegno al quale hanno preso parte anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria Legnini, Il presidente del Consiglio regionale, il Presidente della Regione, Il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese e numerosi esponenti del mondo politico. Al convegno c’erano anche gran parte degli editori del veneto. Ora la proposta di legge sta seguendo l’iter in consiglio regionale e vedremo a cosa porterà.
DIFESA DEL DIRITTO DI INFORMARE
Una battaglia che fa parte del nostro dna. Prima per uno stato dell’impresa editoriale, per una legge antitrust, poi contro i tentativi di mettere il bavaglio attraverso una legge sulle intercettazioni, ora per la riforma della legge sulla diffamazione. Fondamentale per un esito soddisfacente delle nostro battaglie è un rapporto diretto con le altre forze sindacali, con la politica e l’Ordine dei giornalisti. Il recente convegno svoltosi a Venezia, ne è un esempio pratico. Ma altre saranno le iniziative che condivideremo con l’Ordine.
Sul piano più strettamente del lavoro sindacale abbiamo da subito dovuto affrontare il taglio unilaterale del 30% dei compensi ai collaboratori deciso da Athesis l’azienda che controlal l’Arena di Verona e il Giornale di Vicenza.
Un attacco pesante che dall’oggi al domani ha ridotto in modo drammatico gli stipendi dei lavoratori autonomi del gruppo. Partendo da questa situazione siamo riusciti a unire e a organizzare i colleghi collaboratori. E poi forti del loro sostegno abbiamo costretto l’azienda alla trattativa.
Due le linee di fondo seguite:
La prima è che alla base di ogni avanzamento delle condizioni di lavoro vi è un’ organizzazione del conflitto, nulla si ottiene a costo zero, anche per quanto riguarda il lavoro autonomo giornalistico, un territorio tutto da esplorare.
La seconda, più economica, è che a fronte di risorse oggettivamente decrescenti si deve puntare sui giornalisti che collaborano stabilmente e che definiamo “strategici” per le aziende. Quindi pensiamo che gran parte delle risorse debbano essere destinate a questi colleghi. Seguendo questa logica abbiamo chiesto e ottenuto dall’azienda l’impegno che anno dopo anno le risorse finanziarie destinate ai collaboratori strategici, pur restando costanti in assoluto, devono crescere. In definitiva che gli stipendi dei collaboratori strategici crescano nel corso degli anni. Questo significa, ovviamente, che per i non strategici in prospettiva diminuiranno.
La logica di fondo, il nostro pensiero è che noi dobbiamo puntare a difendere chi vive, o visto gli stipendi attuali sarebbe meglio dire prova a vivere, facendo questo lavoro. E’ duro ammetterlo ma oggi difendere tutti equivale a non difendere nessuno, bisogna assumersi la responsabilità di operare delle scelte. E noi lo abbiamo fatto, scontentando di sicuro qualcuno, ad esempio i molti pensionati che continuano a collaborare con Athesis, ma andando incontro a chi vive di questo mestiere.
Nell’accordo ci sono anche altri punti importanti:
- i collaboratori strategici entrano in un bacino dal quale l’azienda deve attingere in modo prioritario per le assunzioni a td e anche a tempo indeterminato;
- per superare il problema della variabilità nel corso dei mesi degli stipendi, abbiamo previsto un sistema di pagamento che prende a base il reddito totale dell’anno precedente, lo divide per 12 e ogni mese l’aziende corrisponde il 95%. Ad inizio anno successivo si fa il conguaglio. Se il collega ha lavorato di più viene pagato. Se ha lavorato meno non si può in nessun modo scendere sotto il 75%. Una sorta di salario minimo garantito dall’azienda. Rimane quella differenza del 20% che in teoria l’azienda potrebbe chiedere al collega. Per evitare questo grave problema abbiamo ottenuto che, nel corso dell’anno, in caso di scostamenti al ribasso il collega può chiedere l’intervento del sindacato per evitare che rimanga sotto alla media dell’anno precedente.
- Ma abbiamo anche tentato di ridurre al minimo la possibilità di scostamenti negativi inserendo un’altra clausola e cioè che i periodi di malattia lunga vengano congelati e non entrino a far parte del calcolo, cioè se un collega si ammala per più di un mese, in quel mese verrà comunque retribuito con il 95% dell’anno precedente
- Altra clausola, anche questa inserita recependo il lavoro della commissione lavoro autonomo della fnsi, il lavoro commissionato e non pubblicato viene comunque retribuito, anche se in modo ridotto e cioè al 50%
- Viene sancito il principio che il lavoro fatto per il web deve venire pagato secondo una tabella apposita. Anche questo non è scontato perché in molti giornali veneti il web viene chiesto ai collaboratori ma non pagato.
- Poi ci sono i rimborsi delle spese, vengono dati in comodato d’uso i mezzi per lavorare, smartphone o ipad. Sono previsti a spese dell’azienda i corsi di formazione dei collaboratori per utilizzare le nuove tecnologie
- Per ultimo, ma mi sembra davvero importante, per la prima volta a quanto ne sappiamo, l’azienda paga la cassa sanitaria, la casagit ai colleghi collaboratori. Al momento si tratta del profilo 3, ma il collega può integrare e pagarsi la differenza per avere il profilo due tenendo conto che nella dichiarazione dei redditi può portarsi in detrazione anche quanto già pagato dall’azienda. Quindi con una ventina di euro al mese può avere la copertura del profilo 2 della casagit.
Scusate se sono stato un po’ lungo. Ma tutto questo per dire che secondo noi questo è uno dei compiti del sindacato, tentare di migliorare le condizione di vita anche dei colleghi collaboratori. Viste una per una quello che abbiamo ottenuto è poca cosa per chi è dipendente, ma non vi posso nascondere l’effetto che questo accordo ha avuto sui colleghi collaboratori veneti. Incredulità e speranza. E questo è un altro segnale di quanto ci rimane da fare perché se a loro questa sembra una rivoluzione, per queste piccolissime garanzie, significa proprio che le condizioni di lavoro sono precipitate e abbiamo davvero molto da fare, si tratta proprio di ripartire quasi da zero.
La prossima settimana ne parlerò anche ai colleghi della Commissione nazionale lavoro autonomo, perché riteniamo che accordi di questo genere, che già in Veneto stiamo sottoponendo ad altri editori, come al corriere, possano diventare spunti per il rinnovo del contratto nazionale, ad esempio inserendo qualcosa del genere come obbligo per le aziende che utilizzano co.co.co.
Secondo noi ha un duplice valore, oltre a quello di giustizia e di innalzamento delle condizioni di vita dei colleghi più deboli, un accordo del genere diminuisce anche la differenza tra contrattualizzati e non e quindi riduce la concorrenza che i non contrattualizzati fanno nei confronti di chi lavora in redazione.
LA GESTIONE DELLE CRISI, LA 416, I CONTRATTI DI SOLIDARIETA’
Come dicevo precedentemente, nell’affrontare una situazione di crisi aziendale si deve tenere presente che utilizzando gli ammortizzatori sociali, si agisce sul sistema, quindi anche e soprattutto sull’Inpgi e che la produttività in ogni azienda è fatta di lavoro subordinato e di lavoro autonomo. Vanno difesi tutti i colleghi. Se ad esempio il contratto di solidarietà è un ottimo strumento per non far uscire i colleghi dall’azienda, esso deve essere finalizzato veramente alla ripresa e rilancio in termini di innovazione tecnologica, e non può preludere a una riduzione di organico tramite i prepensionamenti. A nostro parere una via deve escludere l’altra.
E comunque anche nell’ambito della legge 416 , quindi finalizzata ai prepensionamenti, abbiamo sempre cercato di ridurne l’impatto sull’organico per non impoverire troppo il giornale o l’emittente, cercando allo stesso tempo di portare dentro ricambio generazionale. Troppo spesso vediamo un non governo delle situazioni di crisi aziendale, lasciate andare a tutto danno del sistema che, ricordiamolo, è a carico della categoria. Solo nella fase transitoria del prepensionamento pagano le aziende e la fiscalità generale. Senza voler fare polemica gratuita, osservo che l’assenza di una autorevole “cabina di regia nazionale” ha prodotto qualche danno al sistema, e le associazioni regionali di stampa, medie e piccole, e i Cdr, spesso si trovano da sole ad affrontare la crisi, caricate di eccessive responsabilità.
Noi stiamo trattando proprio in questi giorni lo stato di crisi sempre ad Athesis. L’azienda ha chiesto lo stato di crisi pur avendo da sempre bilanci positivi, pur avendo anche nel 2013 distribuito utili. Lo stato di crisi servirà, per stessa ammissione aziendale, solo per effettuare alcuni prepensionamenti. Del resto la legge lo permette. Ma, mi chiedo, a noi questo va bene? Sinceramente no. Ma così è la legge e allora noi stiamo trattando per obbligare l’azienda a reintegrare al massimo gli organici. Tanto lo sappiamo che prepensionando un collega e assumendo un giovane giornalista, il risparmio sarà in ogni modo cospicuo. E allora il nostro obiettivo è fare giornali che si riescano a vendere, non impoverire le redazioni. Vogliamo che gli organici rimangano almeno costanti. E questo stiamo cercando di fare. Speriamo davvero di riuscirci.
IN linea generale comunque una cosa è da evitare: che le aziende utilizzino le casse della categoria come un bancomat e che come effetto aggiuntivo ci troviamo con redazioni sempre più povere e una massa ingovernabile di collaboratori.
Il rischio è davvero che salti tutto a partire dai conti dell’Inpgi. Noi abbiamo il dovere di fermare questa deriva anche per non aggiungere debito sulle spalle dei colleghi più giovani. E’ una questione di giustizia, di equità e di solidarietà tra generazioni.
ORGANIZZAZIONE DEL SINDACATO
La complessità delle situazioni che dobbiamo affrontare sia in termini di difesa della libertà di informare, sia nella gestione dell’attuale “rivoluzione industriale” impongono un livello di conoscenza che non può essere improvvisato. Abbiamo atteso segnali dalla federazione, ma poi ci siamo rimboccati le maniche e intrapreso un nostro percorso.
Sul piano dell’Ufficio legale , il sindacato veneto ha al suo attivo molti successi. Da sempre il sindacato veneto garantisce assistenza legale gratuita ai colleghi che ne hanno bisogno e questo ha portato a molte cause vinte sui contratti a temine.
Poi abbiamo lo sportello freelance, (recupero crediti), la difesa anche sul piano delle liti temerarie, (per ultimo il caso di Roberta Polese di cui ha parlato la scorsa settimana anche il sito di articolo 21), E ora progettiamo di implementare anche una mini struttura ad hoc.
Ma la nostra scommessa è specialmente sul piano della struttura di segreteria e di consulenza contrattuale e sindacale. Una parte della segreteria tecnica del sindacato, si sta attrezzando approfondendo la conoscenza in materia contrattuale, in particolare sugli ammmortizzatori sociali, giuridica, partecipa anche alle vertenze, e inizia ad occuparsi anche dell’accesso ai fondi europei, in modo che il sindacato, in collaborazione con l’Inpgi, possa essere in grado di intercettare i fondi che l’unione europea metterà a disposizione dei progetti dei professionisti europei, tra i quali anche i giornalisti, a partire dal 2014.
Un’occasione storica per il lavoro autonomo, che va colta. Il sindacato veneto punta a diventare motore di queste nuove iniziative fornendo consulenza e aiuto alle starup giornalistiche. Bisogna essere pronti e preparati e noi ci stiamo attrezzando.
Per quanto riguarda l’aggiornamento sindacale e contrattuale, abbiamo messo in campo una serie di seminari-incontri con i Cdr, rivolti in particolare ai nuovi eletti. Iniziativa che sta incontrando molto interesse sin dalle prime battute. A condurli sono alcuni dei nostri ex segretari regionali.
Sul piano del “sindacato di servizio” si sta ragionando anche sul fronte del microcredito. Un capitolo che in Italia sconta lacune normative per quanto riguarda le organizzazioni sindacali.
E intendiamo mettere a punto anche un sistema di credito d’onore per i colleghi in maggiore difficoltà come quelli delle televisioni locali in cassa integrazione in deroga che per mesi devono aspettare i fondi che lo stato deve ancora stanziare. Situazioni che ogni segretario regionale consoce benissimo con colleghi senza stipendio anche per molti molti mesi.
Noi la vediamo così, il futuro del sindacato è questo. Come ho detto all’inizio bisogna tenere assieme i grandi temi, la costituzione, le leggi di sistema, la legge sul conflitto di interesse, la libertà e l’autonomia del giornalista e il lavoro giorno dopo giorno sul campo per dare risposta a tutto il mondo dei giornalisti, a chi ha un contratto, e sono sempre meno, e a chi non ce l’ha ma vuole vivere di questo lavoro.
Per chi lavora fuori dalle redazioni la realtà è quello del mondo della rivoluzione industriale, non ci sono diritti, non ci sono regole e purtroppo molti giovani colleghi non hanno nemmeno la coscienza di avere i diritti. In questi ultimi 30 anni la lotta di classe c’è stata e hanno vinto loro, ha vinto il capitale. Ha vinto sul piano economico ma prima di tutto ha vinto forgiando le coscienze. Sta a noi, e non sarà facile, cercare di invertire la rotta, ma dobbiamo provarci altrimenti il nostro impegno sindacale non servirà a niente.
E quindi come sindacato abbiamo il dovere di adattarci alle nuove condizioni ambientali. Io la vedo così, e come me la pensano in molti soprattutto nelle associazioni regionali.
Dobbiamo cambiare le nostre strutture regionali, ma anche quella nazionale per poter dare sempre maggiori risposte, in modo più professionale possibile ai colleghi, a tutti i colleghi, contrattualizzati e non.
Ma dobbiamo iniziare da subito per definire, sulla base delle risorse disponibili, chi fa cosa, per evitare diseconomie e sprechi e per poter essere sempre di più il sindacato di tutti i giornalisti.
Grazie
Massimo Zennaro